TUTTIGATTI
Ecco Poldino, gatto campagnino. Dovrebbe chiamarsi però Achille, per le sue fierissime battaglie
e i suoi innumerevoli amori che hanno popolato il borgo di mici identici a lui. Selvaticissimo, dieci e più anni vissuti pericolosamente, con il solo conforto della nostra casa ( quando non ci siamo), a sua disposizione, e e le crochette che lui è capace ad aprirsi direttamente dai pacchi.
. A primavera, quando tornavano dopo la pausa invernale, trovavamo le tracce di lotte con gli altri gatti, sangue, ciuffi di pelo, oggetti rovesciati, ma finora lui è sempre comparso, ultimamente un po' più malconcio, ma dopo le cure che elargisco, pronto a buttarsi nelle prossime avventure. Spero che duri il più a lungo possibile.
La sua unica concessione alla vita di famiglia , era la sua abitudine a sdraiarsi poco distante da noi, quando eravamo sedute a chiaccherare, godendo il suono delle nostre parole, che lo faceva sentire in compagnia e accettato.. Poteva stare delle ore ad ascoltarci, tranquillo e beato, dimentico delle sue avventure. Un po'più vicino, un po' più lontano, sotto il sole o all'ombra lui era là, a tenerci compagnia nel suo modo discreto. Quando l'abbiamo conosciuto, non miagolava affatto, tranne che per delle sue canzoni speciali da dedicare alle micine.
Non sapeva chiedere cibo, nessuno glielo aveva mai donato, l'aveva sempre rubacchiato in ciotole altrui o se l'era procurato cacciando topi. Aveva le crochette che gli lasciavamo, certamente, ma le mangiava solo quando non eravamo nei d'intorni, per dire di quanto si fidasse degli umani. Per curarlo e somministrargli le medicine, lo allettai con pappe umide, superappetibili e allora imparò a chiedere la pappa miagolando. Sarebbe meglio dire ululando feroci e prepotenti miagolii che non smettevano fino a quando si sentiva sazio.
Una volta riuscì a mangiare quattro scatolette di fila. E da allora, quando ci vedeva arrivare, iniziava la sirena , aveva imparato benissimo a chiedere, anzi a pretendere. Ma quando mangiava, guai ad avvicinarsi troppo, volavano rasoiate dai suoi artigli da rimetterci le mani.
Quando non eravamo in campagna, la casa era sua. Dormiva sul mio letto, in camera, faceva pisolini sul divano in cucina, sulle sedie, aveva un posticino in salotto dove, tra i cuscini, poteva sorvegliare il portico dalla finestra e il via vai di eventuali rivali. Purtroppo conciava la casa che era uno schifo e dovevamo ricoprire ogni mobile con lenzuoli e stracci, senza contare le pipì di territorio che profumavano le stanze.
Se c'eravamo noi, non aveva il permesso di entrare, anche per non disturbare Sole, la mia gatta, che non gradiva intrusi. Allora se ne stava sul gradino, fuori la porta, sorvegliando la cucina attraverso lo spiraglio dell'uscio, facendo mostra di massima educazione, ma approfittando al volo di ogni occasione per rubare la pappa dell'altra.
Sole era innamorata di lui, che le cantava le canzoni, la corteggiava ed era stato il suo primo amore.
Quando era ancora una micina, sui sei mesi, penso, al rientro da una passeggiata, li avevamo beccati sul lettone di mia sorella, lui la guardava adorante, lei faceva la vezzosa. Al nostro apparire, Poldo fece un balzo atletico e si diede alla fuga buttandosi giù dalla finestra. Per fortuna il piano era basso e sotto c'era il prato, ma sembrava una scena da commedia all'italiana.
Anche dopo la sterilizzazione di Sole, ha continuato a corteggiarla, aveva un miagolio tutto speciale per lei la, circuiva, a volte pesantemente, ma, una volta, le ha spezzato il cuore. Quella volta, era sparito per tre giorni, durante i quali Sole lo aveva aspettato al cancello. Tre giorni e tre sere e Sole sempre lì in attesa. il quarto giorno, eccolo ricomparire, conducendo con sè una gattina giovanissima, (Sole aveva già un pò di anni) snellissima (Sole è francamente una cicciona) e portandola sotto il portico a mangiare le crocche.
Sole da lì in poi passò le sue sere sul divano, con la mamma e le zie che la consolavano dicendo " I maschi sono tutti uguali, è successo anche a noi, basta che una sia giovane e un pò carina e perdono la testa". Comunque non l'ha più degnato di uno sguardo.
Ora non c'è più, se l'è portato via la rogna, la Felp, l'ultimo scontro finito male. Se n'è andato via come fanno i gatti liberi, e non è più tornato, lasciando vuoto il giardino, il portico, il divano,tutti i suoi posti di rifugio e di riposo. Spero che comunque abbia fatto la vita che voleva e che sia stato felice, quello che so è che mi manca moltissimo.
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